





Distanza da Postignano
23,7 Km
Sant'Anatolia di Narco è situata all'ingresso della Valnerina, su un poggio lungo il corso del fiume Nera e con una storia travagliata dovuta in gran parte alla sua posizione strategica e di passaggio.
Il sito era abitato già in epoca pre-romana, come testimoniano vari reperti archeologici e una necropoli. Nel muro della chiesa di Santa Maria delle Grazie sono incastonate due epigrafi funerarie romane, che confermano la presenza romana nel luogo, in seguito abitato da monaci siriani che importarono il Cristianesimo nel V secolo e poi costituita come corte longobarda nel VIII secolo.
La zona faceva parte del municipio di Terni, come indicato da una bolla di Benedetto III datata 856. In occasione della sua incoronazione, il 31 gennaio 962, la Val di Narco fu donata da Ottone I a Giovanni XII e nel 1155 l'esercito di Barbarossa vi transitò mentre si accingeva ad assalire Spoleto.
Il castello di Narco fu edificato da Corrado di Urslingen nel 1178 e passò allo Stato della Chiesa nel 1198. Gli spoletini distrussero il castello svevo e ne costruirono uno nelle vicinanze chiamandolo Sant'Anatolia, che però fu devastato dal figlio di Corrado, Rainaldo, che lo riconquistò nel 1228 con il suo esercito saraceno. In seguito, Spoleto riprese il possesso con Federico II nel 1241 e il Cardinal Capocci nel 1248. Re Manfredi, con un esercito di saraceni e tartari, vi transitò nel 1258, così come, nel 1251, Carlo d'Angiò che si apprestava ad attaccare gli Svevi.
Le mura castellane furono ricostruite nel 1320 e successivamente Sant'Anatolia partecipò alla rivolta ghibellina che vide molti comuni della Valnerina ribellarsi contro Spoleto guelfa con alterne fortune. Luigi I D'Angiò e il conte Verde Amedeo VI di Savoia passarono da Sant'Anatolia nel 1382, mentre si recavano a soccorrere la regina Giovanna I di Napoli.
Il paese fu saccheggiato nel 1390 da Tommaso da Chiavano e Giovanni di Cola di Monteleone che stavano recandosi a Spoleto per liberare dei prigionieri ghibellini e sulla via del ritorno dalla loro fallita impresa completarono la distruzione del paese.
In seguito Sant'Anatolia vide il passaggio di vari altri eserciti, i cavalieri di Fortebraccio nel 1419 sulla via dell'Aquila, l'esercito di Francesco Sforza nel 1437, i napoletani di Alfonso d'Aragona nel 1443 e nel 1511 le truppe napoletane di Giulio II in lotta contro i francesi.
Nel 1522 Sant'Anatolia si ribellò nuovamente contro Spoleto senza successo, e finì per essere devastata da Picozzo Brancaleone e Petrone da Vallo.
Nel 1527 un grosso esercito di Lanzichenecchi seminò distruzione in tutta la Valnerina, di ritorno dal sacco di Roma, e contagiò le popolazioni locali con la peste.
Nel 1490 l'esercito spagnolo di Luigi Farnese sostò a lungo nella zona sulla via di Perugia per la guerra del sale, mentre nel 1557 un esercito francese attraversò nuovamente la valle.
Nel 1575 ci fu un'altra epidemia di peste che colpì tutta la valle e nel 1703 il grave terremoto che seminò distruzione in tutta la Valnerina.
Dal 1798 Sant'Anatolia fu dominata dai francesi, contro i quali si sollevò una ribellione di insorgenti e briganti che portarono nuova distruzione nella zona. Dopo la restaurazione Sant'Anatolia rimase nell'orbita di Spoleto, fino all'unità d'Italia nel 1861.
Il nucleo più antico del centro abitato, percorso da stretti vicoli, rispecchia le vicissitudini storiche con un insieme di edifici che vanno dal medioevo fino al XVIII secolo, con le chiese di Santa Maria delle Grazie appena fuori le mura, la chiesa di Sant'Anatolia e l'ex convento di Santa Croce.
Diversi degli edifici storici nella parte più antica del paese sono oggi occupati dall'interessante e ben curato Museo della canapa, dedicato alla documentazione delle numerose attività legate alla produzione della canapa nella regione, una parte importante della tradizione locale che il museo si adopera a rivitalizzare e promuovere con una serie di attività espositive, divulgative e laboratori.
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